Scrivi grande? Quanta sicurezza hai?
La scrittura è collegata a una parte del nostro carattere, della nostra personalità, all'attitudine a “prendere la scena” o a nasconderci
Andrea scrive abbastanza grande fin da bambino. Si ricorda ancora quando a scuola la maestra gli ripeteva di fare i caratteri più piccoli, perché entrassero bene tra le righe del quaderno e, quindi, la grafia apparisse anche più ordinata. Oggi Andrea è curioso di avere un’interpretazione del suo modo di scrivere...
Il commento della dott.ssa ALESSANDRA LUMACHELLI grafoterapeuta, perito giudiziario e scrittrice.
Prima di rispondere ad Andrea, guardiamo insieme questa scrittura: che cosa balza agli occhi? Certamente la grandezza, cioè l'altezza delle lettere che compongono le parole. Sicuramente conoscete molte persone che scrivono grande: parenti, amici, colleghi... e a volte vi sarete domandati se la loro scrittura fosse collegata con una parte del loro carattere, magari il loro “prendere la scena” ogni volta che entrano in una stanza.
Proviamo a svelare il mistero? Cosa significa la dimensione grafica, cioè l'altezza - o grandezza - della nostra scrittura? Scrivere grande, medio o piccolo esprime la percezione del nostro Io (dove per Io si intende la parte della nostra personalità più conosciuta da noi e dagli altri), quindi il sentimento che abbiamo di noi stessi. Come sono? Come penso di essere? Sono sicuro di me? Oppure mi nascondo?
Chi scrive alto (come l'attore Luca Capuano - figura in alto), chi forma le lettere del corpo centrale della scrittura, quindi “c”, “m”, “n”, “r”, “s”, “v”, “z” e le vocali dai 3 mm. di altezza in su, dispone di una sicura coscienza di sé. Ha un comportamento caloroso, espansivo e ben disposto verso gli altri. Possiede concretezza e buone capacità organizzative, sia sul lavoro che nelle relazioni. Ovviamente, come ogni segno grafico, anche la dimensione grande (in gergo “calibro grande”) della scrittura va contestualizzata in un insieme di altri segni che confermeranno la sicurezza dell'autore dello scritto, oppure la indeboliranno. Per esempio, nella figura in apertura c'è concretezza (rafforzata dalla pressione grafica) e possiede anche un orientamento verso l'alto del foglio (scrittura ascendente), a testimoniare entusiasmo e calore. Infatti, la grafia che si stacca dal rigo immaginario di base, ossia quella linea ideale che noi seguiamo quando scriviamo su un foglio di carta di colore bianco, per spingersi verso l'alto del foglio, indica entusiasmo, ottimismo, euforia, intraprendenza, ambizione e aspirazione, desiderio di migliorare se stessi e più in generale la realtà circostante. Spesso le scritture dei personaggi del mondo dello spettacolo hanno il calibro grande, quasi necessario per stare in mezzo agli altri col sorriso sulle labbra!
Gli spazi tra le parole
Diversa la situazione di Andrea (figura in alto) che, pur esprimendo un calibro grande, ha accentuato l'aspetto organizzativo del segno grafico, rafforzato da una pressione grafica che quasi incide il foglio e da larghi spazi fra parole. Il segno “largo tra parole”, cioè gli spazi lasciati tra la fine di una parola e l'inizio della successiva, indicano la tendenza a ragionare su ogni cosa in maniera preventiva, schiacciando così spontaneità e istintività. Il tutto, purtroppo, a discapito dell’espansività e calorosità, che generalmente affiancano la sicurezza di sé di chi scrive grande.